I disturbi del sonno sono un indicatore dello stato di salute psichica, così come il disturbo cronico di sonno può essere all'origine di malattie gravi.

L’insonnia, il disturbo del sonno più diffuso in tutto il mondo, comporta infatti notevoli rischi per la salute fisica e mentale. Linee guida recenti negli Stati Uniti e in Europa concludono inequivocabilmente che la terapia cognitivo comportamentale per l'insonnia (CBT-I) dovrebbe essere il trattamento di prima linea per questo tipo di disturbo. Gli attuali approcci terapeutici sono in netto contrasto con queste chiare raccomandazioni, non da ultimo in tutta Europa, dove, se viene erogato qualsiasi trattamento, i farmaci ipnotici continuano a essere la principale modalità terapeutica (Baglioni et.al., 2019 - articolo scaricabile).

Secondo la definizione dell'OMS (Organizzzione Mondiale della Sanità) già dopo 3 settimane di disturbo del sonno si parla d'insonnia cronica. Autorevoli linee guida sconsigliano esplicitamente l'uso di farmaci ipnoinducenti nei casi in cui l'insonnia persista nel tempo (ad es. National Institute of Health, 1984, 1991).

L'American College of Physicians, in una serie di tre articoli e di un editoriale del 2016, “raccomanda a tutti i pazienti adulti di sottoporsi a una terapia cognitivo comportamentale per l'insonnia (CBT-I) come trattamento iniziale per l'insonnia cronica”. Solo per gli adulti con insonnia cronica, per i quali la CBT-I non abbia avuto successo o non sia stata disponibile, è stato suggerito un approccio decisionale condiviso, che comprende una discussione di benefici e costi per l'uso a breve termine dei farmaci.
Wilt et al. (2016), dalla stessa serie di articoli incentrati sul trattamento farmacologico, ha concluso che zopiclone, zolpidem e suvorexant possono avere un effetto positivo a breve termine sugli esiti del sonno negli adulti con insonnia, ma l'efficacia comparativa e l'efficacia a lungo termine delle farmacoterapie non sono noti. Inoltre, sono stati sottolineati gli effetti collaterali indesiderati dei farmaci ipnotici.

Secondo quanto riferito dall'Ufficio Federale di statistica (indagine sulla salute in Svizzera 2012) il 47,1% delle donne e il 31,5% degli uomini ticinesi hanno problemi ad addormentarsi, a mantenere il sonno o si risvegliano precocemente. La situazione in Ticino è peggiore rispetto a quella nazionale. Dall’indagine sulla salute in Svizzera del 2017 emerge che il consumo di sonniferi o sedativi è più elevato tra le donne che tra gli uomini (16% contro il 9%).